Collisione fra quasar e galassie viste da Webb

Grazie ai potenti strumenti Alma, Jwst, NirSpec e Hubble oggi siamo più vicini che mai a studiare i quasar e le loro interazioni con le galassie avvenute un miliardo di anni dopo il big bang.  E studiare le evoluzioni del gas primordiale ci permette di comprendere meglio la formazione stellare. 

Avengers: i vulcani terrestri raccontano Venere

Si chiama Avengers ed è un progetto internazionale a guida Inaf che durante i prossimi anni si occuperà di selezionare e analizzare una serie di vulcani attivi terrestri da usare come analoghi per lo studio del vulcanismo attivo su Venere. L’analisi comparativa ci aiuterà anche a studiare meglio la struttura interna e l’atmosfera dei pianeti extrasolari. 

L’inaspettata connessione tra esplosioni termonucleari e getti relativistici

Nell’universo non si sta quasi mai fermi. Può capitare, per esempio, che un oggetto con un forte campo gravitazionale cresca, magari a discapito di una stella vicina, più piccola, dalla quale sottrae della materia. E che poi parte di questa materia prima di essere ingurgitata venga espulsa attraverso meccanismi di lancio ancora ignoti. Un “pasto” spaziale nel quale è affascinante avventurarsi.

L’osservatorio astrofisico di Torino

Fare San Martino. È uno di quei modi di dire che appartengono al territorio a vocazione agricola della pianura padana e significa “cambiare lavoro e luogo di lavoro” o, in senso più ampio, “traslocare”. In piemontese suona così: fé San Martin. Capita, ed è capitato spesso, anche agli astronomi di dover traslocare.

1759: il re Carlo Emanuele III dà mandato all’astronomo Giovanni Battista Beccaria di misurare l’arco di meridiano che passa da Torino e fa riadattare a sue spese una torretta posta su una casa all’imbocco della centralissima via Po, dove l’astronomo possa fare i calcoli con i suoi strumenti. Il primo trasloco arriva nel 1790 quando è pronto il primo vero e proprio osservatorio sul tetto dell’Accademia delle scienze. Nel 1822 Giovanni Plana trasferisce i pochi strumenti a sua disposizione a Palazzo Madama, aggiungendone altri più evoluti e dando inizio a un’attività osservativa sistematica. Nel giro di cinquant’anni la luminosa e rumorosa città si rivela un luogo per nulla adatto a fare osservazioni del cielo notturno. Tra il 1907 e il 1912 Giovanni Boccardi fa spostare l’osservatorio a Pino Torinese, sul Bric Torre Rotonda a 620 metri sul livello del mare. 

Oggi, in seguito alla fusione con l’Istituto di fisica dello spazio interplanetario nel 2012, è sede dell’Inaf – Osservatorio astrofisico di Torino. Le sue linee di ricerca spaziano dall’astrometria alla coronografia solare, dalla cosmologia locale allo studio di stelle e pianeti extrasolari, dall’astrofisica extragalattica e dei plasmi alla fisica astroparticellare, e includono attività di progettazione e sviluppo di strumentazione a Terra ma anche di missioni spaziali. Fare San Martino con la migliore tecnologia che abbiamo a disposizione, per raggiungere il deserto di Atacama o un punto lagrangiano a un milione e mezzo di chilometri da qui, è di certo impegnativo. Ma cosa non si fa per un attico con vista. 

(ph. Riccardo Bonuccelli)