Quando si scende dalla funivia ce lo si trova di fronte, immerso nella neve. Le pareti di sasso, le cupole che riflettono la luce del sole. A destra si aprono le piste da sci, con gli impianti di risalita. E c’è l’altopiano, incorniciato dalle cime dei monti della Laga.
L’idea di costruire un osservatorio sul Gran Sasso è venuta a Giuseppe Armellini, direttore dell‘Osservatorio astronomico di Monte Mario, a Roma. All’inaugurazione della stazione osservativa, nel 1965, c’erano anche Massimo Cimino, Piero Tempesti e Margherita Hack. Nel 2017 l’Istituto nazionale di astrofisica ha deciso di superare la dicotomia storica di due osservatori astronomici in Abruzzo, a Teramo e a Campo Imperatore, unificando i due siti sotto un’unica struttura: l’Osservatorio astronomico d’Abruzzo.
È un luogo perfetto per fare astronomia: Campo Imperatore si trova spesso al di sopra dello strato di inversione termica atmosferico, quello dove si formano le nuvole, e gode di un cielo completamente sereno, mentre le nubi sottostanti schermano la luce artificiale delle valli limitrofe. Sono molti i programmi scientifici nazionali e internazionali in cui è stata coinvolta la stazione negli ultimi decenni: ricerca di supernovae extragalattiche nel vicino infrarosso, monitoraggio dei piccoli corpi che, nel Sistema solare, si avvicinano o intersecano periodicamente l’orbita terrestre − risultando potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta −, studio di buchi neri e nuclei galattici attivi.
Oggi il lavoro di ricerca è dedicato in larga parte alla scoperta e al monitoraggio ottico e infrarosso dei transienti, ovvero quelle sorgenti la cui luminosità cambia improvvisamente e in modo spesso inaspettato. La strumentazione di Campo Imperatore partecipa, inoltre, ai programmi di ricerca e monitoraggio di detriti spaziali, fornendo dati utili a determinare la posizione e la traiettoria di frammenti di satelliti e lanciatori, più o meno grandi, a rischio di ricaduta sulla superficie terrestre.
(Ph. Riccardo Bonuccelli)
