Il governo italiano è pronto a sostenere l’impegno finanziario per ospitare nel nostro Paese l’Einstein Telescope (Et), la grande infrastruttura di ricerca per lo studio delle onde gravitazionali che l’Italia si è candidata a realizzare in Sardegna. Il progetto – incluso nell’European Framework Programme (FP7) e attualmente in fase di studio concettuale – è stato proposto da otto istituti europei attivi nel campo della ricerca e sperimentazione sulle onde gravitazionali, tra cui l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). L’astrofisica è una componente essenziale del progetto e l’Inaf, in collaborazione con l’Infn e altri enti e università, è in prima linea nel sostenere la ricerca e lo sviluppo di strumentazione per osservazioni astrofisiche da terra e dallo spazio. Ne abbiamo parlato con il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, particolarmente attenta e attiva su questi temi a noi cari.
Il Governo sostiene con entusiasmo la volontà di realizzare Einstein Telescope in Italia, in un momento particolarmente positivo per la ricerca scientifica, che trova nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ossigeno per le sue attività. Può riassumere per i lettori di Universi ciò che avete messo in campo?
«Ci troviamo a vivere un periodo straordinario per la ricerca. L’encomiabile attività dell’Istituto Nazionale di Astrofisica lo dimostra quotidianamente. L’attuazione del Pnrr ha innescato nel sistema nazionale di ricerca una quantità notevole di risorse. Un dato che, auspico, contribuisca a superare, almeno in parte, l’antico dibattito sulla scarsità di disponibilità economiche dedicate al comparto, contribuendo a concentrarsi sui traguardi che si intendono raggiungere. Oggi l’obiettivo principale che abbiamo di fronte non è quello del reperimento di risorse, ma del loro utilizzo ottimale. E per centrarlo occorre avere un orizzonte temporale lungo e puntare a costruire un sistema capace di detonare effetti positivi stabili e duraturi nel tempo. Il Governo, dal momento del suo insediamento, è impegnato a rafforzare l’ecosistema della ricerca, rendendolo sempre più attrattivo sia per le eccellenze nazionali sia per i tanti talenti che vedranno nel nostro Paese un possibile punto di approdo. L’attenzione dell’esecutivo in questo senso è dimostrata con forza dalla candidatura per ospitare Einstein Telescope in Sardegna. Dal momento dell’ufficialità della nostra proposta, a giugno 2023, sono stati fatti molti passi in avanti. Primo fra tutti, l’impegno finanziario sottoscritto da Palazzo Chigi per 950 milioni destinato alla realizzazione dell’infrastruttura. Ma non solo. La comunità scientifica italiana ha già iniziato a lavorare nell’area dell’ex miniera di Sos Enattos, in Sardegna, avviando esperimenti in grado di produrre risultati scientifici interessanti come il progetto Archimedes, che punta a misurare l’interazione tra le fluttuazioni del vuoto elettromagnetico e il campo gravitazionale».
Si tratta di una scelta strategica, quella di Einstein Telescope, inserita in un contesto più ampio che riguarda tutta la ricerca scientifica. Qual è il disegno che avete in mente e in che modo l’Inaf può contribuirvi?
«Siamo convinti che Lula (Nuoro) – con i suoi cieli puliti, le ottime condizioni geologiche e ambientali, il bassissimo rischio sismico – rappresenti il sito migliore per installare questa fondamentale infrastruttura europea. Per raggiungere questo traguardo occorre fare squadra. Una grande alleanza tra Governo, istituzioni, enti di ricerca, università, imprese. Ma Einstein Telescope rappresenta la punta di diamante di un disegno più complessivo, la cui realizzazione è già in fase avanzata. Grazie al Pnrr sono stati messi a disposizione 11 miliardi alla ricerca. Sono stati finanziati 5 nuovi centri nazionali che si occupano di altrettante priorità (mobilità sostenibile, quantum computing e supercalcolo, agritech, farmaci innovativi e biodiversità); 11 ecosistemi regionali dell’innovazione; 33 Infrastrutture di ricerca e 24 Infrastrutture di innovazione tecnologica. Un Paese che investe in ricerca è un Paese che crede nel futuro e punta a giocare un ruolo da protagonista nell’affrontare le sfide globali del nostro tempo: lo sviluppo tecnologico rapidissimo di cui è difficile prevedere gli effetti, il cambiamento climatico che mette a rischio importanti porzioni di mondo, la necessità di condividere i risultati del progresso scientifico con chi finora è rimasto indietro o addirittura escluso. Se questo piano così ambizioso, e al contempo sfidante, potrà in effetti concretizzarsi, lo si dovrà anche all’apporto che istituti come l’Inaf danno all’ecosistema della ricerca italiana. L’Inaf è un esempio concreto di ciò che noi intendiamo come eccellenza del Paese. Quelle per cui la nostra filiera accademica è celebre in tutto il mondo. Le attività dell’Istituto sono fondamentali non solo in ordine alla realizzazione e al coordinamento dei progetti di ricerca nei campi dell’astrofisica e dell’astronomia, ma anche e soprattutto nell’ambito dei programmi europei e degli organismi internazionali. Il valore aggiunto è rappresentato dalla fittissima attività divulgativa che l’Inaf fa attraverso appositi progetti didattici che contribuiscono fattivamente a una maggiore consapevolezza della cultura scientifica nel Paese. Un patrimonio prezioso di cui essere orgogliosi».