Da diversi mesi, centinaia di esperti e appassionati da tutto il mondo sono impegnati nell’interpretazione di un messaggio misterioso trasmesso da una sonda artificiale in orbita attorno a Marte. Proprio come se a inviarlo fosse stata una civiltà extraterrestre.
Il 24 maggio 2023, alle 21:16 ora italiana, il radiotelescopio di Medicina, vicino Bologna, capta per circa mezz’ora un insolito segnale proveniente da Marte. Contemporaneamente, dall’altra parte del globo, anche il Green Bank Telescope, in West Virginia, e l’Allen Telescope Array, in California, ricevono lo stesso segnale. Nascosto nella telemetria, un file binario di 8.212 byte racchiude un enigmatico messaggio. Un messaggio pseudo-alieno.
Dal titolo di calviniana memoria, A sign in space è una performance interplanetaria orchestrata dall’artista multimediale Daniela de Paulis in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea, l’Istituto nazionale di astrofisica, il Seti Institute e il Green Bank Observatory. Lo scopo: simulare uno scenario di “primo contatto” in cui l’umanità riceve una comunicazione cifrata da una civiltà extraterrestre che tutto il mondo è invitato a decriptare.
Il primo atto ha una sceneggiatura dettagliata al secondo. Le prove, oltre all’artista, hanno coinvolto un team di astronomi e ingegneri spaziali per oltre un anno. Entra per primo in scena il Trace Gas Orbiter, sonda in orbita marziana, inviando il segnale verso la Terra. Dopo 16 minuti e quasi 300 milioni di chilometri, il segnale raggiunge puntuale il nostro pianeta, dove trova tre tra i maggiori radiotelescopi al mondo pronti a intercettarlo. Il secondo atto inizia l’indomani, quando i dati grezzi ricevuti dalle antenne vengono resi disponibili in rete e migliaia di entusiasti da ogni continente si collegano al sito web del progetto per cimentarsi nella sfida. Questa parte della performance ha solo un canovaccio – un tutorial per maneggiare i dati – che va arricchendosi man mano con le conversazioni tra i partecipanti sulla piattaforma online Discord. In meno di 10 giorni, l’ingegno collettivo riesce a decifrare il messaggio, estraendo dal segnale la sequenza aggiunta dall’artista, composta da 65.696 tra zeri e uni. È la notte tra il 31 maggio e il primo giugno. Inizia il terzo e (forse) ultimo atto, ancora in corso. Qui si recita a soggetto: sono gli stessi decoder a comporre il testo teatrale attraverso discussioni che si snodano nel corso di settimane e mesi, portando a molteplici possibili interpretazioni del messaggio e del suo contenuto.
Tutto ruota intorno a un’immagine ricavata dai dati, convertita in tanti formati diversi per cercare di afferrarne il senso. Sequenze di codice Morse, modelli di automi cellulari, puzzle, mappe celesti, ologrammi, un canto di balene, una danza di api e persino ricette culinarie: le teorie proposte superano di molto la creatività di chi ha creato il messaggio. «È così importante ritrovare il significato originale?» si chiede de Paulis, che dietro le quinte, dal suo studio di Rotterdam, tiene le fila della performance globale. «Se ricevessimo un vero segnale extraterrestre, potrebbe essere impossibile trovare il suo vero significato, ma potrebbe fungere da prisma per la ricchezza dell’immaginazione umana. I decoder su Discord rappresentano una micro società che tenta di dare un significato all’ignoto. Un luogo dove apprendere nuovi concetti, trovare connessioni, mettere in discussione la conoscenza e i limiti umani».