L’universo, con la sua vastità e mistero, ha da sempre affascinato l’umanità. Uno dei campi dove questa fascinazione si è manifestata in modo sorprendente è la musica. Partiti con questa rubrica da Pitagora e Cicerone, continuiamo il nostro viaggio musicale attraversando il Rinascimento e il Romanticismo, giungendo a fine Ottocento.
L’astronomia ha esercitato un’influenza profonda sui compositori che, in tutte le epoche, hanno cercato di tradurre in suoni e melodie la meraviglia del cielo stellato e dei corpi celesti. Dalle opere sinfoniche del passato alla musica contemporanea, l’osservazione dell’universo ha ispirato la creazione di capolavori che catturano la bellezza, il mistero e l’infinito cosmico.
Se per Pitagora, Cicerone e Boezio l’armonia delle sfere celesti andava a braccetto con quella musicale, nel Rinascimento, l’invenzione del telescopio da parte di Galileo Galilei e le scoperte astronomiche che ne seguirono cambiarono drasticamente la percezione del cosmo. E ciò si rifletté anche nella musica: Orlando di Lasso, all’epoca uno dei massimi autori di musica polifonica, e Guillaume Dufay, il più grande musicista franco-fiammingo, influente compositore europeo della metà del quindicesimo secolo, scrissero le prime opere rinascimentali in musica ispirandosi agli astri e rielaborate secondo moduli periodici. Grazie alla ripetizione dei mottetti isoritmici, Dufay segna il confine tra la musica medievale, essenzialmente monofonica, e la polifonia rinascimentale aprendo al periodo barocco.
Nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, il rinnovato interesse per l’armonia come espressione di leggi naturali trovò nuove forme musicali e l’astronomia fece passi da gigante grazie alle scoperte di Keplero e Newton, che descrissero le leggi del moto planetario e della gravitazione universale. In questo contesto, la musica barocca rifletteva l’idea di un cosmo ordinato e governato da leggi matematiche, al punto che lo stesso Keplero sviluppò ulteriormente l’idea pitagorica della musica delle sfere, proponendo che i pianeti seguissero non solo leggi matematiche ma anche musicali. I compositori dell’epoca, come Bach, trovarono nell’ordine cosmico un’importante fonte di ispirazione: la Messa in si minore e il Clavicembalo ben temperato di Bach incarnano l’idea di un’armonia universale, un equilibrio tra struttura e bellezza che riecheggia l’ordine del cosmo.
Durante l’Illuminismo, i compositori continuarono a vedere la musica come un riflesso dell’armonia della natura e dell’universo. Percezione assorbita dalle sinfonie di Mozart, dove il legame tra musica, matematica e fisica è evidente, o nelle composizioni di Haydn, esploratore dei concetti di simmetria e ordine ed esponente della filosofia illuminista che cercava di comprendere l’armonia dell’universo attraverso la ragione.
Con il Romanticismo, la musica continuò a sviluppare una connessione con l’astronomia e le scienze, ma in modo diverso, più passionale e immaginativo, tipico della sensibilità romantica. Mendelssohn ha creato opere ispirate a fenomeni naturali e celesti e con la sua Ode alla gioia dimostra l’interesse per l’armonia dell’universo; se la Sinfonia n. 6 di Beethoven ben esprime il legame tra la natura e l’emotività, l’opera La damnation de Faust di Berlioz fa riferimento a temi cosmici e soprannaturali. Dalla ragione ai sentimenti, quindi. Il senso di mistero e immensità del cosmo e l’astronomia con le sue nuove teorie sulla vastità dello spazio e l’infinità del tempo evocavano emozioni profonde come il sublime e l’inconoscibile.

Il dipinto Due uomini che contemplano la Luna di Caspar David Friedrich. L’opera (1819-1820, olio su tela) è conservata presso la Galerie Neue Meister di Dresda.