Costellazioni da esplorare camminando, perdendosi nel paesaggio e rivisitando antichi miti per riscoprire il cielo perduto. Sono le creazioni di land art “cosmica” di Luca Serasini.
Nell’estate del 2013, una dozzina di nuovi lumi rischiaravano la notte di Montegemoli, un piccolo borgo in provincia di Pisa. Diciassette, per la precisione: le dieci stelle più brillanti della costellazione del Toro, più le leggendarie “sette sorelle”, le Pleiadi. Era la prima installazione di land art di Luca Serasini, artista pisano che, dopo aver dipinto mandrie di tori per anni, aveva deciso di affrontare la loro controparte cosmica. L’opera, parte della IV edizione della biennale di arte contemporanea internazionale M’arte | Montegemoli Arte, si estendeva su uno spazio di ottanta metri per duecento, tracciando la sagoma della costellazione sui pendii della collina con lunghe strisce di tessuto non tessuto.
Da allora, non ha mai smesso. A Costellazione Toro fece seguito, nel 2015, Orione, il grande cacciatore, ricreando sulla Terra uno degli asterismi più celebri del firmamento. Dalle dimensioni più compatte, cinquanta metri per cento, questa seconda installazione, ospitata presso una tenuta vinicola sempre in provincia di Pisa, era “camminabile”. Bastava qualche decina di passi per recarsi dalla supergigante blu Rigel verso Alnitak, Alnilam e Mintaka, le stelle della famosa “cintura”. Continuando a camminare, si poteva raggiungere Betelgeuse da un lato, Bellatrix dall’altro e spingersi oltre, fino alla spada o allo scudo del cacciatore mitologico. Di giorno il tracciato bianco spiccava sull’erba del poggio. Dal tramonto all’alba, invece, dischetti luminosi brillavano nel buio, invitando chi guardava a unire i puntini – proprio come si fa quando, a testa in su, ammiriamo la volta celeste.
«Abbiamo ancora bisogno delle stelle?» si chiede Serasini. «Vivendo in città e paesi illuminati e immersi in tecnologie – sempre più piccole – di ogni tipo, siamo ancora in grado di guardare l’immenso cielo notturno ed emozionarci?» Per questo il paesaggio è protagonista delle sue installazioni, che si fanno notare da grandi distanze, nella tradizione della land art e dei primissimi esperimenti in cui questo movimento affonda le radici. Come il visionario progetto, mai realizzato, della scultura di Isamu Noguchi, concepita per essere osservata da Marte: un’opera mastodontica, ideata all’indomani dell’ecatombe nucleare di Hiroshima e Nagasaki e raffigurante un volto umano in contemplazione dell’universo.
Le costellazioni di Serasini si sono arricchite di suoni, danze e racconti da ascoltare con la cornetta di vecchi telefoni analogici. Hanno lasciato la Toscana e vagato per il mondo, dalla Germania all’Inghilterra, dall’Austria al Marocco. Si sono stemperate in sistemi binari impressi nella sabbia, cancellati dalle onde del mare e impressi di nuovo al mattino seguente. E si sono fatte frange d’interferenza falciate nel prato di Virgo, il rilevatore di onde gravitazionali nella campagna pisana. Dodici anni di land art dedicata al cosmo, che l’artista celebra nel 2025 con due mostre presso il suo studio a Cecina.

Installazione di land art di Luca Serasini e Massimo Giannoni. Dimensioni: 200 x 80 metri. M’arte, biennale di Montegemoli (PI), giugno 2013.
Crediti: L. Serasini