Un gruppo di lavoro sul gioco come motore di apprendimento creativo: un punto di vista sulla scienza e i suoi meccanismi per una piena cittadinanza scientifica.
In un mondo mutevole e plasmato profondamente dallo sviluppo scientifico-tecnologico è vitale che i cittadini conoscano i meccanismi della scienza e li sappiano leggere: è una questione di democrazia. Questo richiede sì una qualche alfabetizzazione scientifica, ma soprattutto che le persone siano interessate e si sentano in grado di comprendere. I dibattiti sul cambiamento climatico o sulle pandemie evidenziano l’urgenza di promuovere una cittadinanza scientifica a fianco delle altre cittadinanze; e la scuola come istituzione della Repubblica è l’attore principale per operare questo cambiamento e ottemperare all’articolo 3 della Costituzione italiana.
Più di dieci anni fa, insieme ai docenti, ci siamo chiesti come dovesse essere l’apprendimento che auspicavamo, e cosa significasse per noi fare ricerca. Nel cercare di dare una risposta, è nata questo percorso che ha permesso di co-progettare apprendimenti significativi per i ragazzi, che li facessero sentire più capaci, cercando di rappresentare in modo onesto la ricerca scientifica e di mostrare il nostro lavoro per quello che è: una sfida meravigliosa, un gioco potente per svelare il mondo, un percorso fatto di errori e ripartenze che mette alla prova la nostra creatività.
Abbiamo scoperto un superpotere: imparare attraverso il gioco assomiglia proprio a quel tipo di piacere di cui godiamo quando comprendiamo o costruiamo qualcosa di nuovo. Ma “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”: quando giochiamo in contesti educativi lo facciamo mettendo in moto la creatività, non per inzuccherare una pillola amara, e ci teniamo a debita distanza da processi di gamificazione. Abbiamo sviluppato con le scuole percorsi di tinkering; una pratica costruzionista in cui l’apprendimento non viene “passato” dall’insegnante allo studente, ma attivamente costruito da chi apprende, che viene coinvolto nella costruzione di oggetti tangibili. D’altronde anche noi scienziati costruiamo dei meravigliosi giocattoli che ci aiutano a capire il mondo.
Affrontando le sfide del tinkering e costruendo questi artefatti, i ragazzi costruiscono insieme una conoscenza che emerge dai diversi gruppi di lavoro, che si contaminano e si ispirano tra loro. Dopo aver lavorato su queste pratiche, è più facile comprendere come funziona la scienza e una comunità di ricerca. Oltre al Playful Learning basato sul tinkering, abbiamo sperimentato con successo il game based learning, ovvero un apprendimento basato sui giochi. Quest’area viene sviluppata nell’Inaf in stretta collaborazione con il Game Science Research Center di cui l’Inaf fa parte. In particolare ci siamo impegnati a sviluppare Pixel, un gioco da tavolo sulla risoluzione in astrofisica, e a proporre percorsi di Pcto (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento) in cinque città italiane. Oltre il contenuto disciplinare legato alla risoluzione delle immagini in astrofisica, il gioco svela attraverso le sue meccaniche i processi della ricerca astrofisica, la cooperazione e la competizione, le criticità e le sfide.
Lavorare fianco a fianco con le scuole è faticoso, ma andiamo avanti con entusiasmo, credendo di dare un contributo significativo allo sviluppo di una cittadinanza scientifica diffusa.