La straordinaria diversità di specie chimiche del pianeta nano svelata dallo spettrometro Vir a bordo della missione Dawn.
Cerere, che orbita tra Marte e Giove, è il più grande corpo celeste della fascia principale degli asteroidi e l’unico pianeta nano situato nel Sistema solare interno.
Scoperto nel 1801 per mano dell’astronomo italiano Giuseppe Piazzi dall’Osservatorio di Palermo – una delle strutture dell’Inaf –, fino a un decennio fa l’immagine che ne avevamo era quella di un disco sfocato nella vista a colori del telescopio Hubble. Si conoscevano le sue dimensioni; si sapeva che il corpo aveva una forma sferica e una mineralogia complessa e che conteneva vapore d’acqua. Ma nulla di più. Tutto è cambiato grazie alla missione Dawn della Nasa – la prima a visitare un pianeta nano – che, oltre a mostrarci Cerere nitidamente, ci ha svelato ciò che il corpo celeste in realtà è: un potenziale mondo oceanico abitabile. Dopo la Terra, infatti, è il corpo più ricco d’acqua del Sistema solare interno.
La sonda Dawn ha rilevato i resti di un oceano di acqua salmastra subsuperficiale – una salamoia che potrebbe esistere ancora oggi in piccole sacche –, grandi quantità di ghiaccio in superficie, segni di attività geologica recente e la presenza di un’esosfera, ma anche tracce di materia organica (localmente) e di composti del carbonio (globalmente), segno di una chimica complessa e diversificata.
Che Cerere abbia una straordinaria diversità di specie chimiche lo dimostra l’identificazione di diversi composti all’interno di caratteristiche formazioni geologiche chiamate faculae. In questi siti, le osservazioni condotte con lo strumento Visible and infrared mapping spectrometer (Vir) – uno spettrometro sotto la guida scientifica dell’Inaf – hanno permesso di rilevare la presenza di fillosilicati, carbonato di sodio e cloruro di sodio idrato – il comune sale da cucina.
A questo elenco va aggiunto un’ulteriore specie chimica, scoperta di recente da un team di astronomi a guida Inaf, sempre nei dati dello strumento Vir. Nella ricerca, analizzando gli spettri Vir di un particolare tipo di faculae, chiamate faculae gialle, i ricercatori, all’interno del cratere Dantu – uno dei più grandi e profondi crateri da impatto di Cerere – hanno individuato la firma di composti dell’ammonio, molto probabilmente di bicarbonato d’ammonio.
Si tratta di una scoperta rilevante, in quanto aree ricche di tali specie suggeriscono l’esistenza nel passato di Cerere, e forse ancora oggi, di complessi sistemi idrotermali. L’ammoniaca, inoltre, facilita i processi in soluzione acquosa e preserva i composti organici, agendo da antigelo, e nella sua forma ridotta può partecipare a reazioni di chimica prebiotica.
La scoperta su Cerere di molecole organiche, di argille, di sali e ora anche di specie chimiche ricche di ammonio evidenzia la sua potenziale capacità di sostenere reazioni di chimica prebiotica e sottolinea ancora una volta la rilevanza astrobiologica di questo corpo celeste, la cui futura esplorazione offre l’opportunità di trovare tracce di eventuali forme di vita oltre la Terra e dà anche la possibilità studiare i processi prebiotici che hanno portato la vita sul nostro pianeta e di ripercorrere lo sviluppo di ambienti abitabili nel Sistema solare.