Prospettive di genere nella scienza

Prospettive di genere nella scienza

La scienza non è priva di discriminazioni di genere, ma per certi versi ha un potere in più per superarli. Un libro ci racconta che applicando il metodo scientifico si potrebbe riscrivere la cultura e i suoi inevitabili condizionamenti.

«Pur sapendo che la parità è ancora lontana, è di vitale importanza continuare a parlare di questo argomento. Perché è solo grazie a una maggiore consapevolezza, unita a una grande attenzione, che riusciremo a migliorare.»

Con questo assist perfetto, Patrizia Caraveo introduce il libro oltre marie di Nastassja Cipriani e Edwige Pezzulli (ed. Le plurali), dedicato alle prospettive di genere nella scienza.

Uscito in libreria il 6 Settembre 2023, questo libro ha il potere di catturare la nostra attenzione e curiosità fin dalla copertina e dal titolo, dai quali si riesce immediatamente a intuire il messaggio che le autrici vogliono trasmettere: per riuscire a inquadrare nel modo più completo possibile un problema così grande e complesso come la parità di genere nella scienza, bisogna andare oltre la singola realtà di una delle scienziate più brillanti che conosciamo.

Le autrici riescono a fare un’analisi dettagliata sulla discriminazione di genere nella scienza e ci mostrano quanto la struttura malleabile e plastica del cervello umano sia in grado di apprendere continuamente informazioni e al tempo stesso di costruire schemi e comportamenti a seconda dell’ambiente nel quale vive fin dalla nascita.

Ed è così che attraverso il racconto di diversi esperimenti scientifici e sociali, arriviamo a capire come i bambini siano influenzati in modo sottile, ma estremamente influente, da un condizionamento non dichiarato che diventa evidente all’età della scuola primaria. In questa fase, è sorprendente notare come gli stereotipi vengano rafforzati anche dagli stessi insegnanti, spesso non consapevoli di questa problematica.

FEMMINILE SINGOLARE
Conferenza di Solvay, 1927. Nel gruppo: Erwin Schrödinger, Wolfgang Pauli, Werner Heisenberg, Paul Dirac, Niels Bohr, Max Planck, Albert Einstein. Unica donna Marie Skłodowska Curie. Crediti: B. Couprie, Institut International de Physique de Solvay

«L’educazione al genere si costruisce dunque anche e soprattutto a colpi di inconsapevolezza», affermano le autrici, facendoci capire che è dalla parola “inconsapevolezza” che parte tutto.

Dai giudizi negativi di Aristotele, Darwin e Odifreddi sulle capacità intellettuali, mentali e spirituali delle donne, fino ai condizionamenti esterni causati da quella struttura complessa di norme e valori trasmessi attraverso la cultura e l’educazione ecco quindi che ci ritroviamo ad avere bambine che ricevono meno attenzioni, che si sentono poco valorizzate e quindi non abbastanza brave e sicure di sé, fino ad arrivare alla sindrome dell’impostore, che ci porta inevitabilmente all’inferiorità numerica nelle discipline scientifiche e al famoso soffitto di cristallo, o al doverci per forza adeguare, per andare avanti, a un modello maschile che non ci appartiene, perché non nelle nostre corde. Come se ne esce? Le autrici di questo saggio ci dicono che si può fare rifacendo la cultura

Non sarà facile, ci vorrà del tempo per smontare gli stereotipi di genere che fin dalla preistoria ci accompagnano, ma secondo Nastassja ed Edwige la scienza stessa potrebbe venirci in aiuto e darci la chiave di volta per poterlo fare: applicando il metodo scientifico e rendendo ogni individuo interessante.

Come arrivano a dirci questo? Lascio a voi lettrici e lettori di Universi questo piacere, invitandovi a leggere uno dei migliori saggi su questo tipo di tematica che io abbia mai letto.