Nuove frontiere

Roberto Ragazzoni, Presidente dell’Inaf.

Stiamo vivendo un momento storico di profonde trasformazioni, non solo per quanto riguarda l’astronomia ma per l’intero ambito della conoscenza. In quanto ricercatori, la nostra missione è contribuire a spostare i confini della conoscenza scientifica più avanti, costruendo infrastrutture osservative sempre più potenti, progettando tecnologie sempre più performanti e accumulando quantità di informazioni che sfuggono alla possibilità di analisi del singolo. 

Sul piano scientifico, ci sono almeno due temi molto avvincenti che ci portano dritti alle nuove frontiere dell’astrofisica. Ripensare la gravità è possibile? Per decenni un eccesso di materia cosiddetta oscura è stato ritenuto responsabile di gran parte dell’attrazione gravitazionale tra le galassie. Altre ipotesi non mancano e storicamente la Mond di Milgrom descrive bene l’osservabile in regimi lontani da quelli descritti dalla relatività einsteiniana, lasciando la teoria orfana di una sua descrizione completa e soddisfacente. L’idea potrebbe non essere così peregrina e potremmo forse essere chiamati a scrivere nuove pagine di astrofisica.

Ma l’impresa non è meramente intellettuale. L’astronomia, la scienza “da remoto” per eccellenza (il “teles” di telescopio che rappresenta il lontano, non raggiungibile) si sta trasformando. Oggi possiamo raggiungere pianeti del Sistema solare, comete e asteroidi, prelevare campioni incontaminati da analizzare in situ, o addirittura da riportare a Terra. È quanto ha fatto Osiris-Rex della Nasa, che nel 2023 ci ha portato alcuni campioni dell’asteroide Bennu, dalle cui analisi sono emersi indizi importanti sull’origine di molecole fondamentali per la vita.

La produzione e l’accumulo di una mole sempre più smisurata di dati ci pone davanti al problema di come gestirli e analizzarli. Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha sicuramente iniziato a giocare un ruolo cruciale anche nel futuro dell’astrofisica, aprendo nuove strade alla comprensione dell’universo e diventando un alleato potente nell’analisi di enormi moli di dati generati da telescopi e rilevatori di nuova generazione, ormai non pienamente sfruttabili con i metodi tradizionali. 

Questo solleva anche questioni insidiose come l’accesso e la sicurezza dei dati, e la questione dell’attribuzione delle scoperte. A questo proposito, la recente riforma legislativa del Codice della Proprietà intellettuale ha permesso all’Italia di aderire agli standard internazionali, attribuendo la titolarità dei diritti di sfruttamento dei risultati all’ente di appartenenza del singolo ricercatore, e contribuendo a rafforzare l’impatto sulla società delle istituzioni di ricerca. 

E sempre in quanto a impatto sociale, le stesse grandi infrastrutture osservative potrebbero contribuire positivamente al fabbisogno energetico delle comunità locali, prestando attenzione agli aspetti di sostenibilità energetica e ambientale, un tema complesso su cui riflettiamo.

Uno sguardo rivolto alle nuove frontiere dell’astronomia e dell’astrofisica potrà ispirare le vostre ulteriori riflessioni e soprattutto la vostra curiosità, sfogliando le pagine di questo numero di Universi.