Un luogo storico, un luogo di innovazione. Le origini dell’Osservatorio Astronomico di Brera, dove la scienza è fin dalle origini protagonista assoluta.
L’Osservatorio Astronomico di Brera è uno degli osservatori più antichi. Nasce infatti sui tetti di Palazzo Brera in seguito all’avvistamento di una cometa nel 1760 da parte di due padri gesuiti del Collegio di Brera, Domenico Gerra e Pasquale Bovio, insegnanti di materie scientifiche e appassionati di astronomia. La scoperta ebbe ampia eco tra la cittadinanza e spinse il rettore del Collegio, prestigiosa scuola di istruzione superiore per clero e nobiltà, ad adoperarsi per dotare Milano di una specola. Con l’arrivo nel 1762 di Padre Luigi La Grange, direttore dell’Osservatorio di Marsiglia, e nel 1764 di padre Ruggero Boscovich, professore all’Università di Pavia e responsabile del progetto per il nuovo osservatorio, ebbe inizio la lunga e importante storia della ricerca astronomica a Milano. Con l’allestimento museale nel corridoio di ingresso possiamo ripercorrere gli oltre 250 anni della sua storia. Non un museo dell’astronomia, quindi, ma un percorso che spiega cosa fa l’astronomo o l’astronoma nel proprio lavoro di ricerca, attraverso gli strumenti e i protagonisti delle ricerche e delle scoperte a Brera.
Gli astronomi della fine del Settecento avevano dei telescopi rifrattori con lenti di pochi centimetri di diametro. Un secolo dopo Schiaparelli, direttore dell’osservatorio per quasi tutta la seconda metà dell’Ottocento, aveva ottenuto dal nuovo governo del Regno d’Italia di rinnovare la dotazione di strumenti a disposizione dell’osservatorio. Il rifrattore da 22 centimetri, costruito dalla Merz di Monaco di Baviera, è ancora perfettamente conservato nella sua cupola originale. Fu con questo strumento che Schiaparelli iniziò lo studio sistematico della superficie di Marte, come accuratamente registrato nella ventina di diari osservativi conservati nell’archivio storico dell’osservatorio e dalle mappe dettagliate della superficie del pianeta. Un pannello del Museo dedicato a Marte e a Schiaparelli permette al visitatore di conoscere e apprezzare l’importanza di queste mappe, che sono utili non solo per i nomi delle strutture marziane, ancora in uso oggi, ma perché forniscono tuttora i punti di riferimento per le missioni spaziali sul pianeta rosso.
Il Museo è testimone anche dell’impegno dell’osservatorio verso la società e la sua partecipazione alla vita civile della città e della nazione: quando richiesto dalle autorità, gli astronomi si dedicarono a misure cartografiche precise per la mappa del milanese e mantovano, costruirono la meridiana nel Duomo di Milano per poter annunciare il mezzogiorno alla città e proseguirono fornendo l’ora esatta, prima per regolare i nuovi orologi elettrici comparsi nelle strade milanesi a fine Ottocento e poi per il segnale orario a disposizione di tutta Italia attraverso la Sip. L’ultimo magnetometro al mondo ancora intatto, usato durante la campagna promossa da Gauss nella seconda metà dell’Ottocento, testimonia l’interesse degli astronomi nelle misure del geomagnetismo. La serie meteorologica storica, ininterrotta dal 1763 (salvo pochi momenti di rilevanza storica), è valso all’Osservatorio il riconoscimento di “Long Term Observing Station” dalla World Metereological Organization.
Grazie anche alle moderne tecnologie digitali che completano e arricchiscono il percorso, il Museo Astronomico di Brera si può considerare un luogo unico in cui la scienza, vera protagonista della vita dell’osservatorio, si confronta con la sua storia passata, ripercorrendo le grandi conquiste fatte dall’umanità negli ultimi 250 anni, e si proietta nel futuro, testimone della vitalità, della professionalità e del contributo dato dall’Osservatorio Astronomico di Brera.
Crediti foto: M. Carpino, Inaf OaBrera