Il museo della Specola di Palermo

Il museo della Specola di Palermo

Un patrimonio storico conservato tra le mura del Museo della Specola di Palermo. Strumenti unici al mondo che raccontano la storia dell’astronomia e anche quella della letteratura e del cinema italiano.

Il Museo della Specola di Palermo è stato inaugurato nel 2001, dopo un accurato restauro dei locali che lo ospitano, quelli del nucleo più antico dell’Osservatorio astronomico di Palermo, fondato nel 1790 sulla cima della Torre Pisana del Palazzo Reale. I restauri hanno mirato a ripristinare per quanto possibile l’aspetto originario dell’antica Specola Panormitana e a rendere fruibili le collezioni, che rispecchiano la storia e l’attività di ricerca nel corso dei secoli. Oggi questo patrimonio, insieme a quello archivistico e bibliografico storico, appartiene all’Università di Palermo ed è gestito in convenzione dall’Inaf Osservatorio astronomico di Palermo.

GLI STRUMENTI MOBILI
Entrando in museo si accede alla sala degli strumenti mobili, che ospita anche quadri, globi e arredi originali. Crediti: Inaf/R. Bonuccelli

Nella collezione di strumenti astronomici spicca il bellissimo Cerchio di Ramsden, strumento unico al mondo costruito tra il 1787 e il 1789 dal celebre costruttore inglese Jesse Ramsden, su incarico di Giuseppe Piazzi, primo direttore della Specola. Egli, nella notte del 1 gennaio 1801 scoprì con questo strumento Cerere Ferdinandea, il primo asteroide o pianeta nano. Il Cerchio è ancora oggi nella sua sede originale, una piccola e affascinante sala rotonda con colonne, opera di Venanzio Marvuglia.

Altro esemplare di rilievo è il grande telescopio equatoriale di Merz, collocato subito dopo l’Unità d’Italia nella sala della cupola maggiore. Tale strumento fu principalmente utilizzato da Pietro Tacchini per le prime osservazioni di fisica solare, con l’utilizzo di spettroscopi.

IL MERZ
Telescopio Rifrattore Merz: appartenuto al principe Giulio Tomasi di Lampedusa, ispiratore del Gattopardo. Crediti: Inaf/R. Bonuccelli

Vanno anche segnalati i tre telescopi del Principe Giulio Tomasi di Lampedusa, appassionato di astronomia e ispiratore della figura del Principe Salina nel romanzo Il Gattopardo, scritto dal suo bisnipote Giuseppe. Questi strumenti, insieme a mobili e vari arredi, e financo carte d’archivio, furono prestati a Luchino Visconti e appaiono nella trasposizione cinematografica del libro.

IL CERCHIO DI RAMSDEN
Cerchio altazimutale di Ramsden: con questo strumento Giuseppe Piazzi scoprì Cerere Ferdinandea il 1 gennaio 1801. Crediti: Inaf/R. Bonuccelli

Le collezioni comprendono anche strumenti di cronometria, meteorologia, sismologia, spettroscopia, fisica, topografia, geomagnetismo e una piccola selezione di globi, e riflettono le diverse attività di ricerca nel tempo. Ad esempio, la collezione meteorologica testimonia le relative osservazioni effettuate fin dal 1791; gli strumenti topografici ci parlano della campagna di rilievo topografico della Sicilia, di cui fu incaricato Padre Piazzi e mai portata a termine per l’opposizione della nobiltà locale; gli spettroscopi utilizzati da Pietro Tacchini documentano il ruolo che l’Osservatorio astronomico di Palermo ebbe nelle prime applicazioni della spettroscopia all’astronomia. A Palermo, tra l’altro, erano stampate le Memorie della Società degli Spettroscopisti Italiani (oggi Memorie della SAIt), considerata la prima rivista di astrofisica al mondo.

Il patrimonio del Museo della Specola è strettamente connesso con quello della biblioteca storica e dell’archivio storico, in un unicum che racconta una storia affascinante e in parte ancora da esplorare. Ma anche da preservare: da alcuni anni è iniziata una campagna di monitoraggio degli ambienti del museo, per fini di conservazione preventiva, ed è stato attivato un dottorato di ricerca, in collaborazione con l’Università di Palermo, proprio sulla conservazione di strumenti scientifici.