Occhi puntati al cielo

Roberto Ragazzoni, Presidente dell’Inaf.

Care lettrici e cari lettori, viviamo strani giorni. 

Le straordinarie immagini che arrivano dal cosmo, dal James Webb Space Telescope, da Euclid, dalla Stazione spaziale internazionale, da tante altre missioni spaziali e dai telescopi sparsi nel globo, stridono in modo drammatico con le notizie che giungono dalle troppe guerre che insanguinano il nostro pallido puntino azzurro. «Da quassù la terra è bellissima, senza frontiere né confini» avrebbe detto il primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin. L’attribuzione della frase non è certa, ma queste parole parlano ancora al cuore di ognuno di noi. 

Peraltro non c’è bisogno di volare in orbita per comprendere quanto molte delle frontiere siano dettate da “ragioni” (le virgolette mi sembra d’obbligo) che subiscono l’onta e la miseria della forza bruta della guerra. Collaborazioni scientifiche animate da persone desiderose di guardare oltre il confine del nostro pianeta vengono interrotte bruscamente.

Da studioso del cosmo, guardare lontano nel tempo e nello spazio mi ha messo in modo spietato di fronte al miracolo di essere su un minuscolo (e ancora non sappiamo quanto particolare) pianeta che orbita assieme al Sole alla periferia di una delle tante galassie che albergano l’universo. Le missioni possono essere riprogrammate, i progetti rivisti, le attrezzature rimpiazzate. Le vite umane che vengono spazzate via da bombe mai davvero intelligenti vengono perdute per sempre, e con loro un pezzo della nostra umanità. In giorni come quelli che viviamo è forse come non mai indispensabile alzare lo sguardo al cielo. 

Al cielo gli uomini hanno guardato fin dagli albori dell’umanità in cerca di conforto; là hanno trovato una guida, un ritmo, la certezza dei moti degli astri e delle stagioni. Guardiamo al cielo per portare i nostri occhi oltre le miserie dell’oggi, senza che questo voglia dire ignorarle e continuiamo a fare quello che facciamo da sempre: cerchiamo le stelle per orientarci, cerchiamo la luce nel buio. Restiamo umani.

In questo numero di Universi potrete scoprire come il Jwst ha catturato la drammatica fusione tra quasar e galassie, o dato la caccia a nane bianche e pianeti distrutti. Vi porteremo sull’Etna per studiare i segreti del vulcanismo su Venere. Parleremo di esplosioni termonucleari e getti relativistici, ma anche dei vantaggi che offre il quantum computing.

Desidero approfittare di questo spazio per augurare buon lavoro a Isabella Pagano, nuova Direttrice scientifica dell’Inaf. La qualità del suo lavoro e il contributo che potrà dare al nostro ente sono evidenti, il suo grande valore umano sarà un valore aggiunto di inestimabile importanza. Ringrazio il Direttore scientifico uscente, Filippo Maria Zerbi, per aver dato disponibilità a continuare a mettere la sua straordinaria competenza al servizio dell’Inaf: una risorsa preziosa che sarà fondamentale per la gestione dei grandi progetti internazionali in cui il nostro istituto è coinvolto.